sabato 14 novembre 2009

Gentile Signora Vola, o Egregio Signor Vola




Pubblico in calce al post: " Limbiate 30 novembre 1942", il commento ricevuto da un lettore che non conosco ed a cui mi rivolgo con un doppio appellativo, essendo ardua ed incerta la declinazione degli pseudonimi.

Sono lieto che abbia reputato interessante il documento e che mi abbia riservato la cortesia di qualche riflessione. Il suo interesse mi consola e rappresenta un indiretto rimedio all'assenza di un pur minimo cenno di ringraziamento per l'opportunità che le è stata offerta.

In merito alle sue considerazioni, debbo farle notare che sono avulse dal contesto ,dalle vicende e dal clima storico in cui l'ordinanza ,riprodotta nel manifesto, viene emanata. Nè sono agevolmente percorribili, i parallelismi e i richiami che Lei intreccia raffrontando quel periodo con il momento attuale.

Cerco brevemente di ambientare quel manifesto nel contesto storico di allora. Nel '42 l'Italia è in piena guerra, il suo esercito con scarsità di mezzi è impegnato su più fronti, e già si materializzano le avvisaglie della sconfitta, tra poco inizierà la ritirata di Russia. Gli italiani si preparano al terzo Natale di guerra; tra la disperazione per gli stenti e l'angoscia per le incursioni aeree ,che facevano letteralmente tremare, ad ogni suono di sirena.

Nella seconda metà del 1942 i bombardamenti sulle città si erano fatti più fitti e più duri ; a giugno viene bombardata pesantemente Palermo , il 22 Ottobre, 85 aeroplani Lancaster sganciano su Genova 200 tonnellate di bombe, il 20 Novembre è sotto bombardamento la città di Torino.

A Milano dal tardo pomeriggio del 24 ottobre fino alla notte del 25, si susseguirono diverse ondate di incursioni. Il numero dei morti, dei feriti si conta a migliaia. Molti palazzi sono distrutti, moltissimi restano senza casa.

Dalle Città in macerie, oramai lo sfollamento è obbligatorio. Non sono a dover fuggire i cosidetti borghesi, che se ne erano già andati nei poderi e ville di campagna, ma coloro che vi erano rimasti, non avendo altra scelta abitativa.

Inizia per chi è rimasto senza casa, la fuga dalle Città, una fuga disordinata, indiscriminata; si parte come si può, con qualsiasi mezzo, a qualsiasi costo.

Altri che hanno ancora in piedi la casa , per paura dei bombardamenti notturni, la sera, dopo un giorno di duro lavoro ,si accalcavano su corriere o treni, per passare la notte in periferia, verso la campagna ; poichè ritenuta non soggetta a bombardamenti , trovando ospitalità presso contadini o famiglie di amici e parenti.

Anche a Limbiate come in tutti i comuni della cintura milanese confluiscono gli sfollati, li accompagnano la paura e la fame; molti trovano ospitalità e aiuto. Ma c'è anche chi specula sulle loro condizioni ed approfitta delle loro necessità, della loro fragilità , chiedendo affitti esorbitanti.

Le autorità centrali,civili e militari, mentre tentano di sminuire e mascherare i morti e le distruzioni delle incursioni sulle città, con le veline di regime passate ai giornali; trattano gli effetti dei bombardamenti, della difesa dei civili, della organizzazione degli sfollamenti, con superficialità da irresponsabili .

Poco prima dell'entrata in guerra , Mussolini nel corso di una riunione della Commmissine suprema di difesa afferma : " Bisognerà evitare lo sfollamento, infatti l'Italia è piccola , e se da una parte si sfolla si produce affollamento altrove". Caro lettore , altro che svolgimento di ciò che lei chiama: "compito sociale !

Non si può paragonare il controllo sulle persone, oltre che sul territorio, che è sempre avvenuto ed avviene ancora in tutte le dittature, con la libertà che oggi gli Stati democratici si impegnano quantomeno a garantire a tutti noi.

Il censimento degli sfollati e delle dimore sfitte aveva certo l'intento di calmierare ed evitare picchi speculativi, nelle richieste di canoni fuori mercato, ad opera di squallidi approfittatori; ma sottendeva anche una vero e proprio controllo di polizia, al fine di continuare il monitoraggio delle persone, già attenzionate e ritenute pericolose dal regime.

Il vero fine , inevitabilmente congiunto ad un azione calmieratrice e di ricognizione degli alloggi disponibili, era il controllo delle persone.

Non tessa, in merito a questa circostanza, gli elogi del periodo fascista, analizzando un ordinanza con i caratteri del contingente controllo di polizia, nè attribuisca ,semplicisticamente seppur con amarezza , meriti agli Amministratori locali dell'epoca, definendoli :"molto più coscienti e su alcuni versanti , più preparati ad amministrare una comunità". Molti tra loro furono onesti ,coscienti e preparati; benchè onestà , coscienza e preparazione non fossero tra i primari requisiti voluti e graditi al regime.

Non strumentalizzi le norme che regolano l'immigrazione, con facili ed antistorici accostamenti. Personalmente ritengo che i recenti provvedimenti in materia di stranieri clandestini, debbano essere rivisti, modulati e ripensati in termini di rispetto della persona e di umanità; ma anche in termini di reale efficacia, nei controlli e nel contrasto al'immigrazione clandestina, finalizzando gli interventi di sostegno allo sviluppo nei paesi di provenienza; senza tralasciare il diritto sacrosanto alla sicurezza, che deve essere garantito ai Cittadini dei Paesi ospitanti .

Constato comunque, che nonostante le difficoltà affrontate dai paesi democratici, nel governo dei flussi migratori; in questi paesi vige, anche ed ancora, per il clandestino denunciato,la possibilità di veder o meno convalidato il provvedimento di espulsione ,da parte di un organo giudicante .

Termino ricordandole che durante "il ventennio", periodo da lei usato a paragone; quanto oggi ha scritto in piena libertà di espressione, esercitando il diritto di critica e di divulgazione del suo commento, avrebbe comportato per Lei, la convocazione in gendarmeria , la denuncia, forse l'arresto; di sicuro la schedatura , preceduta dalla violenza fisica e seguita dal consueto trattamento di pulizia gastro enterica.

Mi spiace che la sua leggerezza di giudizio e la critica aprioristica all'odierna compagine sociale, alla sua amministrazione, le abbia fatto commettere l'imperdonabile errore di paragonare le attuali Istituzioni Repubblicane, con un periodo storico il cui bilancio complessivo, retaggio inevitabile di tutte le dittature, ha prodotto lutti, distruzioni e privazione della Libertà.

Per fortuna, la storia ci insegna che tutto quanto si fa contro la Verità e la Libertà, o in loro favore, alla fine queste azioni giovano alla causa stessa della Verità e della Libertà; a dispetto non solo dei nemici che le opprimono; ma anche di quelli che le deturpano.














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